Il grande paradosso della tragedia è che la fine è sempre la cosa più importante, eppure è anche la parte meno interessante dell’esperienza. La tragedia classica ha bisogno di una conclusione dolorosa e inevitabile per cementare i temi della storia e offrire la catarsi emotiva che il pubblico cercava sin dall’inizio del racconto.
La natura stessa della tragedia richiede che il finale non sia sorprendente o sovversivo, poiché la potenza dei viaggi sfortunati dei personaggi è dovuta in parte al fatto che il pubblico è sulla stessa lunghezza d’onda del narratore a ogni passo del cammino. Infangare quella relazione simbiotica con colpi di scena a buon mercato o tentativi maldestri di ammorbidire il colpo significa tradire l’intero scopo del genere.
Nel caso di NieR:Automata, l’anime ha rispettato questo canone, portando gli spettatori attraverso un viaggio emozionante e drammatico. Tuttavia, nonostante la sua fedeltà alla storia originale, l’anime ha perso l’unico aspetto del gioco che lo rende così unico: la meccanica interattiva del coinvolgimento del giocatore.
In NieR:Automata, il giocatore non è solo un osservatore passivo, ma un attore attivo che influenza il corso degli eventi. Quando 9S sta perdendo la testa e diventa determinato a massacrare ogni ultimo Androide e Macchina rimasti in piedi, incluso A2, è il giocatore che sta premendo i pulsanti e spingendo le levette per farlo accadere. Questo coinvolgimento attivo non è stato possibile nell’anime, il che lo rende diverso da un semplice melodramma di fantascienza.
La vera tragedia di NieR:Automata è che la sua storia è destinata a fallire fin dall’inizio. Era creato per essere un mezzo di storytelling unico, che univa il mondo dei videogiochi con la narrazione letteraria. L’anime, però, ha cercato di raccontare la stessa storia senza il coinvolgimento attivo del giocatore, il che l’ha resa piuttosto pedestre e prevedibile.
La tragedia di NieR:Automata Versione 1.1a è quindi quella di essere un riassunto di una storia che non può essere realmente raccontata al di fuori del mezzo per cui è stata creata. Era destinata a fallire fin dall’inizio, eppure questo fallimento è parte del suo fascino. Il grande paradosso della tragedia è che, nonostante la sua inevitabile fine, la storia di NieR:Automata resta un’opera d’arte degna di nota.